Pallet, l’importanza dell’etichetta intelligente

Nell’ormai lontano settembre 1998, un gruppo di aziende, produttori, distributori, trasportatori e associazioni, con il supporto dell’Università di St. Gallen (CH) ha iniziato a lavorare sotto l’egida del programma di ECR Europe per definire uno standard per l’identificazione dei carichi pallettizzati.

La nascita del pallet tracciabile

Ho avuto l’onore di guidare il gruppo ULIT, Unit Load Identification and Tracking, rappresentando allora Procter & Gamble, assieme ad Alexander Krauss di REWE (D). Ricordo l’entusiasmo dei partecipanti nello scambiare le esperienze e nello scoprire come i problemi che tutti indicavano erano comuni in ogni mercato: non fu troppo difficile mettersi d’accordo sui principi e trovare una soluzione. La raccomandazione finale fu spiegata in uno dei Blue Books di ECR Europe, denominato appunto “ULIT”, e presentata durante l’evento di ECR Europe a Torino nel 2000.

Il principio identificato fu quello di utilizzare la tecnologia disponibile per trovare il modo di fornire ogni unità pallettizzata di una sorta di targa identificativa unica a livello mondiale. Questa targa realizzata con l’SSCC18, un numero di 18 cifre compilato con il codice del produttore ed atre informazioni e scritto secondo lo standard EAN-128, avrebbe indicizzato l’unità di carico e avrebbe consentito di legare al pallet la descrizione del contenuto in modo da evitare ogni ri-digitazione lungo la catena logistica, secondo il principio che gli errori si eliminano semplicemente eliminando gli eventi in cui si creano. Le ri-digitazioni del contenuto del pallet a ogni spostamento tra il luogo di produzione e la destinazione finale sono sorgente di continui errori.

Seguiamo per esempio una unità di carico pallettizzata lungo la catena logistica. Verrà prodotta al termine di una linea di confezionamento e il pallettizzatore conoscerà esattamente il prodotto che viene inserito sul pallet, il suo lotto e la quantità. Nei tempi attuali, eventuali applicazioni di Industria 4.0 faciliteranno la disponibilità automatica di queste informazioni e il loro scambio con i sistemi amministrativi aziendali, continuando l’integrazione automatica dei dati iniziata appunto con l’identificazione delle unità logistiche.

Dunque, abbiamo la targa del pallet e le informazioni del contenuto. Quando il pallet si sposterà dall’unità di produzione al magazzino, verrà poi spedito ad un centro di distribuzione del produttore e poi caricato sul camion che lo trasferirà al Cedi e di lì al punto vendita. Verrà inoltre registrato nei vari sistemi inventariali locali e nei documenti di spedizione e ricezione. Invece di digitare ogni volta le informazioni, basterà rilevarne, possibilmente in modo meccanizzato, la targa e andare a ritrovare le informazioni in un archivio accessibile.

Un protocollo per riconoscere le unità di carico

L’identificazione dell’unità di carico va dunque standardizzata, deve contenere la targa legata alle informazioni del contenuto con una metodologia standardizzata per lo scambio di queste informazioni. Qui entra in gioco un protocollo standard Edifact chiamato DESADV che viene scambiato con tecnologia EDI (Electronic Data Interchange), accessibile a tutti i players della catena logistica. Questo documento dematerializzato contiene la targa dell’unità di carico e l’elenco del contenuto con gli EAN codes di quanto è sul pallet, le relative quantità, i lotti, l’eventuale data di scadenza.  Va ricordato che esiste anche il Catalogo Prodotti, un’applicazione gestita da GS1-Italia dove esiste il legame tra gli EAN codes e le dimensioni e pesi dei vari prodotti: questo permette il calcolo automatico del peso dell’unità di carico con le opportune tolleranze al fine di effettuare pesate di verifica.In questo modo, ogni volta che l’unità di carico si muove, sarà sufficiente con un lettore di codice a barre leggere il bar code della targa ed automaticamente si conoscerà il contenuto. Il DESADV consente di fare di più: può contenere una lista di unità di carico e le informazioni sull’ordine. Questa particolarità consente un altro importante sviluppo: nel momento in cui si apre il camion e si scannerizza la prima unità di carico, si dispone già l’informazione dell’intero contenuto dell’ordine, pronto per la creazione automatica di un documento di ricezione. La gestione automatica delle targhe delle unità di carico permetterà la creazione automatica delle missioni per portarle nella giusta posizione di magazzino e così via. Pensate: il venditore aveva digitato l’ordine di consegna o, addirittura, un programma di riordino automatico aveva preparato una lista di approvvigionamento e, da quel momento, nessuno ha più ri-digitato le informazioni sul contenuto delle unità di carico. È stato sufficiente scannerizzare la targa del pallet e il legame con il contenuto è avvenuto automaticamente in modo totalmente digitalizzato.

Il certificato di qualità del carico

La gestione delle unità di carico con la compilazione automatica dei documenti di ricezione e spedizione ha portato al concetto di “carico con qualità certificata”: l’assenza dei controlli, limitata a pochi check a campione, ha richiesto un nuovo approccio nei rapporti tra fornitore e cliente, con la certificazione del contenuto delle unità di carico, frequentemente sigillate per evitare manomissioni. La filmatura dei pallet con film estensibile e marche di sicurezza garantiscono la non manomissione.

Tutto questo fu ideato e codificato nell’anno 2000. Subito molti produttori e grandi distributori si sono adeguati, cogliendo l’enorme potenziale di semplificazione ed eliminazione degli errori. Le etichette logistiche hanno iniziato a comparire sulle unità di carico ripagando rapidamente gli investimenti necessari per stampale ed applicarle.

L’etichetta logistica

Le automazioni del programma di Industria 4.0 hanno recentemente potuto legare le informazioni sulla movimentazione delle merci alla gestione amministrativa aziendale proprio per l’esistenza dell’etichetta logistica e del suo legame al DESADV.

Tutte le informazioni relative sono disponibili all’utenza. Le numbering associations nazionali, in Italia GS1, offrono sui loro siti i documenti esplicativi. In particolare, GS1-Italia offre un utile fascicolo “Ottimizza il processo di consegna con il DESADV – Linee guida per la filiera del largo consumo (Maggio 2020)” che illustra in dettaglio l’uso di questo potente strumento. Ugualmente si può accedere sul sito di GS1-Italia allo standard dell’etichetta logistica ed all’uso dell’SSCC18, lo Standard Shipping Container Code di 18 cifre, che costituisce la targa dell’unità di carico.

Nella mia vita professionale ho potuto vivere l’implementazione dell’etichetta logistica a livello europeo all’interno di Procter & Gamble, nella realtà del business degli altri membri del team ULIT e in molte altre aziende e distributori. Ho in seguito visto i suoi vantaggi in molti piccoli e medi produttori che la utilizzano sia all’interno dell’azienda che nelle spedizioni ai clienti distributori. Ho potuto poi vedere recentemente come nell’implementazione dei progetti di Industria 4.0 la disponibilità di una logistica già basata sull’etichetta logistica ed il DESADV abbia reso rapida e facile l’integrazione con i sistemi ammnistrativi.

Si dice ormai che la logistica sia la spina dorsale di ogni struttura aziendale e che non si può gestire alcun business senza una logistica efficiente. Un sistema che mette la targa ad ogni unità di carico e traccia gli spostamenti accompagnandoli con il DESADV è, per definizione, una logistica efficiente.

Noi del team ULIT, Unit Load identification and Tracking, avevamo l’obiettivo di ideare un sistema per l’identificazione univoca delle unità di carico e definire come l’uso della targa potesse facilitare la gestione lungo la catena logistica. L’esperienza di chi ha implementato gli standard proposti ha confermato l’intuizione e da 20 anni l’etichetta logistica fa mostra di sé su due lati quasi di ogni unità di carico di FMCG. Il concetto è stato poi esteso ad ogni unità di carico e lo SSCC18 è la targa univoca di ogni unità utilizzata nel trasporto: con il boom di e-Commerce, per esempio, sono molti gli usi  dell’SSCC18 per l’identificazione dei contenitori utilizzati per i pacchetti destinati allo stesso locker, allo stesso punto di consegna, alla stessa area. L’unione della targa identificativa dell’unità di carico e un messaggio informatico standardizzato, il DESADV, sono la base dello scambio di dati che deve accompagnare ogni  cambio di possesso fisico lungo la catena logistica.

 

Antonio Malvestio

Past president del Freight Leaders Council

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