E-commerce, crescono i lockers, ma gli italiani continuano a preferire l’home delivery. Parola di Agcom

L’Italia è tra i paesi che hanno registrato un maggiore sviluppo negli ultimi anni delle reti di lockers, distributori automatici che consentono il ritiro di merci e documenti. Ma il numero complessivo delle unità a disposizione sul territorio nazionale rimane ancora marginale e la consegna a casa continua ad affascinare gli e-shopper italiani. È quanto emerge dal documento sulle misure per incentivare l’utilizzo degli armadietti automatici per la consegna e la raccolta dei pacchi redatto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

La pandemia da Covid-19 ha consacrato ufficialmente il successo dell’e-commerce che nel 2020 ha registrato una crescita del 26% raggiugendo quota 22,7 miliardi di euro (4,7 miliardi in più rispetto al 2019), secondo i dati dell’Osservatorio B2c del Politecnico di Milano. Tendenza che con l’inizio del nuovo anno non accenna a rallentare e che lascia presagire che le mutate abitudini di consumo si consolideranno anche ad emergenza terminata, facendo assumere agli acquisti online un ruolo sempre maggiore. Secondo i dati Netcomm, infatti, il 36% degli eShopper ha continuato a fare spesa online anche dopo il lockdown.

In questo scenario si sono diffuse nuove modalità di consegna, alternative alla tradizionale home delivery, come per esempio il ritiro presso un esercizio commerciale (modalità scelta dal 18% degli eShopper, dati Netcomm) o la consegna presso i cosiddetti PUDO (Pick-up and Drop-off point): punti fisici di giacenza dei pacchi diffusi sul territorio che – una volta messi a sistema e resi accessibili ai diversi merchant – potrebbero costituire una valida alternativa alla consegna a casa nello scenario del new normal in cui la permanenza presso il domicilio dei lavoratori sarà ridotta rispetto al periodo che stiamo vivendo.

Senza dubbio il periodo di emergenza sanitaria e la conseguente necessità di diminuire le occasioni di contatto tra acquirente e addetto alla consegna hanno spinto l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ad avviare durante il primo lockdown (aprile 2020) un procedimento finalizzato all’adozione di possibili misure per promuovere una maggiore diffusione delle consegne non presidiate utilizzando appunto i lockers.

Il quadro europeo

Come si legge nel rapporto AGCOM, negli ultimi anni, nella maggior parte dei paesi europei si è assistito ad una notevole crescita del numero dei lockers. La dimensione delle reti differisce tra i diversi paesi in quanto gli investimenti in questo tipo di infrastrutture sono iniziati in momenti diversi. La Germania, per esempio, ha cominciato ad installare gli armadietti per il ritiro dei beni già a partite dal 2001 e attualmente la sua rete ha una copertura che consente al 90% della popolazione di raggiungere un locker in non più di dieci minuti (il rapporto è di un locker ogni 16mila abitanti circa).

Finlandia, Lussemburgo e Polonia sono le realtà con il minor rapporto popolazione/numero di lockers: in particolare, in Finlandia vi è una unità ogni 2800 abitanti, in Lussemburgo una unità ogni 6000, così come in Polonia dove è presente una unità ogni 6100 abitanti. A seguire la Spagna con un rapporto di un locker ogni 8mila abitanti.

Portogallo, Olanda e Svezia sono invece i paesi in cui tale rapporto è maggiore: in Portogallo si trova un locker ogni 510mila abitanti, in Olanda uno ogni 96mila e in Svezia uno ogni 86mila. In Francia il rapporto è di un locker ogni 48mila abitanti, mentre nel Regno Unito è di uno ogni 42mila (elaborazioni Agcom su dati Cullen International e ERGP).

Lo scenario italiano

L’Italia è tra i paesi che hanno registrato un maggiore sviluppo delle reti di lockers negli ultimi anni. Secondo AGCOM il numero di armadietti per il ritiro degli ordini presenti sul territorio nazionale a ottobre 2020 era pari a 2500 unità suddivise tra tre diversi operatori. La rete più estesa è quella di Amazon Italia Transport (2150 unità), seguita da InPost (350 unità) e Poste Italiane (50 unità).

I lockers in Italia però non sono equamente distribuiti sul territorio nazionale. In particolare, circa il 22% del totale degli armadietti automatici si trova nelle 9 aree metropolitane più estese del paese tra cui Roma (192 unità), Milano (128 unità), Torino (82 unità), Bologna (36 unità), Genova (35 unità), Firenze (22 unità), Bari (21 unità), Venezia (18 unità) e Napoli (16 unità).

Il rapporto tra popolazione residente e numero di unità cresce man mano che si passa dalle aree metropolitane e provinciali, in cui è presente in media un locker ogni 14mila abitanti, alle aree extra urbane il rapporto è, invece, di un locker ogni 32mila abitanti. In generale, in Italia la media è di un locker ogni 23mila abitanti.

La distanza per raggiungere un’unità varia da 0,6 metri ad oltre 200km, con un valore medio pari a 9km.

Misure per incentivare l’utilizzo dei lockers

L’utilizzo dei parcel lockers comporta degli oggettivi vantaggi tra cui maggiore flessibilità e organizzazione della consegna, migliore gestione della mobilità urbana e minore impatto ecologico. Nonostante questo, però, vi è ancora una scarsa propensione all’utilizzo di questa modalità di consegna dovuta principalmente a due fattori: la maggiore propensione alla consegna a domicilio, spesso gratuita per il consumatore finale e dunque più pratica e conveniente, e la scarsa propensione dell’acquirente a percorrere la distanza necessaria per raggiungere l’armadietto più vicino. La copertura insufficiente della rete, la mancanza di incentivi economici a sfruttare le unità esistenti e, infine, la mancanza di uniformità a livello nazionale delle disposizioni normative che regolano procedimenti e tempi per il conseguimento delle autorizzazioni necessarie all’esercizio dell’attività, fanno sì che questo strumento non abbia ancora raggiunto oggi il massimo delle sue potenzialità.

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha quindi ritenuto necessario indicare diverse misure volte ad incentivare l’utilizzo degli armadietti automatici per il ritiro dei beni ordinati online. Tra queste troviamo per esempio l’armonizzazione delle norme vigenti per l’installazione di infrastrutture locker, semplicandone l’iter di installazione e le procedure amministrative; favorire l’utilizzo di risorse esistenti come aree ed infrastrutture dismesse o proprietà pubbliche, soprattutto nelle zone extra urbane; garantire un regime normativo e amministrativo favorevole alle reti aperte e, infine, uniformare gli standard tecnici così da garantire l’interoperabilità tra i sistemi di gestione degli attori coinvolti.

 

 

 

 

Facebook
Twitter
LinkedIn