Covid-19, crollo del 50% per il cargo aereo, ma il vaccino porterà un picco di flussi

La pandemia da Covid-19 ha fortemente impattato sul trasporto aereo di merci, con una media nazionale di riduzione dei volumi trasportati del 50,7% nella fase di picco del virus, intorno al mese di aprile 2020.

Ad oggi le spedizioni in export che utilizzano il cargo aereo sono il 40% del totale. Il trasporto per via aerea rappresenta il 25% del valore dell’export italiano extra UE, ma il 70% delle nostre esportazioni sono in mano a operatori logistici esteri.

Questi i dati emersi dal secondo studio dell’Osservatorio Cargo Aereo di ANAMA e del Cluster Cargo Aereo presentato lo scorso 26 ottobre.

L’impatto della pandemia sugli aeroporti italiani

Come si legge nel rapporto, i mesi di marzo e aprile sono stati caratterizzati da un calo senza precedenti in tutti i comparti, fatta eccezione per l’incremento di domanda di prodotti farmaceutici e di beni considerati di prima necessità.

Uno dei principali problemi che le compagnie aeree hanno dovuto affrontare è stata la riduzione della capacità in stiva dei velivoli dedicati al trasporto passeggeri, settore che ha scontato il prezzo maggiore subendo riduzioni di traffico del 99%.

Gli operatori hanno così dovuto fare i conti con frequenze ridotte e costi maggiorati, cercando di sopperire alla mancanza di collegamenti organizzando voli cargo diretti e dedicati a specifiche destinazioni internazionali.

A risentire maggiormente della crisi sanitaria, soprattutto nei mesi più bui del lockdown, sono stati gli aeroporti di Roma Fiumicino (-87% ad aprile) e Bergamo Orio Al Serio (-78%).

Quest’ultimo ha scontato la vicinanza con l’aeroporto di Milano Malpensa su cui è stata dirottata buona parte del traffico e che ad oggi rappresenta lo scalo che ha subìto il calo minore (-37,3%), valore nettamente al di sotto della media nazionale. Nel mese di agosto Malpensa ha pressoché recuperato i volumi del 2019 con un calo limitato all’1,6% e nel mese di settembre i collegamenti cargo sono ripresi quasi integralmente.

Un dato sorprendente è quello che emerge dall’aeroporto di Brescia, uno dei pochi a riportare un segno positivo rispetto al 2019 (+35% nel comparto postale), grazie soprattutto alla sua posizione strategica e alla scelta di puntare sull’e-commerce. Brescia-Montichiari si attesta così al terzo posto a livello nazionale per merce movimentata nel mese di agosto.

Andamento principali porti italiani da gennaio ad agosto 2020.

Previsioni per il post Covid

Per il 2020 si attende una chiusura in calo rispetto all’anno precedente per quanto concerne l’esportazione di beni in termini di valore, anche se lo sviluppo di una supply chain ad hoc per la distribuzione del vaccino anti Covid-19 lascia aperto uno spiraglio di positività per il settore.

Secondo alcuni operatori, infatti – si legge nelle conclusioni del secondo rapporto cargo aereo – saranno necessari circa 15mila voli, per un totale di 200mila movimentazioni di pallet da espletare nell’arco di un biennio, per far fronte alla richiesta di circa 10 miliardi di dosi di vaccino da distribuire in ogni parte del Globo.

In generale, nonostante il momento di profonda crisi, il settore ha saputo dimostrare grandi capacità di resilienza e adeguamento ai cambiamenti in atto nelle reti di distribuzione, derivanti dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo dell’e-commerce.

Farmaceutico e moda le filiere più floride, agroalimentare un potenziale inespresso

L’Italia è il secondo Paese produttore di farmaci dell’Unione europea e proprio il settore farmaceutico detiene il più alto tasso di crescita nell’ultimo decennio, per un totale di 13 miliardi di euro prodotti tenendo conto solo delle esportazioni extra-europee.

Ad oggi, inoltre, l’Italia ha la più alta variazione percentuale in termini di quantità esportate per via aerea (+64%) e di valore (+369%), prendendo in considerazione il decennio 2008-2019, con ancora ampi margini di crescita poiché una parte della produzione viene assorbita da scali tedeschi e svizzeri.

Variazione 2008-2019 dell’export europeo extra UE (valore, in miliardi di euro).

Al cargo aereo è affidato inoltre l’88% dell’export del settore moda, pari ad una crescita percentuale in valore del 118% dal 2008 al 2019 (+17% nell’ultimo anno). La prassi del cargo aereo nel settore è ampiamente consolidata, soprattutto per quanto concerne prodotti ad alto valore aggiunto.

La filiera della moda in Europa: export extra UE via aerea, variazione percentuale 2008-2019.

Per il settore agroalimentare, invece, l’export per via aerea si attesta appena al 3% in valore (solo l’1% in più rispetto al 2008), contro il 97% del trasporto marittimo, nonostante le tonnellate esportate extra-Ue siano aumentate (+83%, pari ad un incremento in valore del 184%).

In particolare, il trasporto di prodotti vinicoli continua a non contemplare il cargo aereo tra le alternative percorribili, per via della scarsa competitività rispetto ad altre tipologie di trasporto con costi nettamente inferiori e nonostante il transit time dal produttore al consumatore resti comunque più vantaggioso per via aerea.

I fattori determinanti per la scelta del mezzo di trasporto

L’indagine dell’Osservatorio ha inoltre indagato quali siano i principali fattori determinanti per la scelta del mezzo, sia dal lato aziende che dal lato imprese di trasporto.

In particolare, il 70% dei soggetti presi in analisi affida la gestione delle spedizioni ad imprese apposite, le quali valutano come particolarmente rilevante per la scelta del mezzo da utilizzare il fattore costo, mentre l’impatto ambientale non risulta ancora essere un driver fondamentale nella scelta del mezzo di trasporto. Altri fattori che risultano fondamentali sono: l’affidabilità e la sicurezza del servizio, il tempo e la tipologia merceologica.

I fattori che invece incidono principalmente sulla scelta dell’aeroporto sono la frequenza dei collegamenti e le destinazioni servite, escludendo gli aeroporti minori che godono del vantaggio dei distretti di prossimità.

 

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