Dal grande al piccolo schermo, la logistica entra finalmente nelle case delle persone

Finalmente la logistica si sta materializzando, sta prendendo forma, corpo e sostanza, arrivando alla gente come fanno le merci che essa stessa trasporta. Questo pezzo importantissimo di industria, collante tra la produzione e il consumo, risulta in genere misconosciuto all’opinione pubblica, ma nelle ultime settimane qualcosa è cambiato. Già i grandi temi internazionali lo avevano portato in primo piano: la via della seta che, con una mole di polemiche, ci ha ricordato che i cinesi stanno esplorando comunicazioni sempre più snelle e veloci tra Oriente ed Occidente. Poi la guerra dei dazi ci ha fatto riflettere su quanto le procedure logistiche siano importanti, in un mondo sempre più globalizzato. Infine la Brexit, che ci ha aperto gli occhi sulle complicazioni che le barriere interne all’Europa possono portare, anche in relazione allo scambio delle merci. Eppure la vera novità non è tra le cronache, ma nell’ingresso della logistica nella vita quotidiana delle persone, il fatto che sia finalmente associata a un volto umano.

Chi ha visto il film di Ken Loach, “Sorry we missed you”, potrà capire meglio di cosa parliamo. Il grande intellettuale inglese, famoso per l’esplorazione delle nuove forme di proletariato, ha messo al centro del suo ultimo film proprio un corriere dell’ultimo miglio, dando un’identità alla figura che spesso bussa alla nostra porta con un pacco in mano e che viene dimenticata un attimo dopo aver richiuso l’uscio. Che cosa c’è dietro un sistema di consumo che diventa sempre più “a domicilio”? Nel quale i lavoratori sono costretti a comprimere molti bisogni umani pur di rispettare l’algoritmo che impone i tempi delle consegne? Il racconto del regista inglese è impietoso e non lascia speranza alcuna.

sorry-we-missed-youUna scena del film “Sorry we missed you”

Spostandoci dal grande al piccolo schermo, lo stesso tema è stato trattato lunedì 20 gennaio dalla trasmissione Presa Diretta, in prima serata su Rai Tre. Anche in questo caso il servizio ha mostrato come la logistica entra nelle nostre case, spiegando alla gente che cosa succede dopo il click dell’acquisto online: richieste sempre più urgenti e veloci che mettono sotto stress tutta la catena logistica con implicazioni pesanti dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Si tratta di ciò che abbiamo definito “logistica del capriccio”, come ho spiegato anche nell’intervista che il servizio di Presa Diretta ha ospitato, un rebus di compromessi a cui è sottoposto il sistema nello sforzo di adeguarsi alle esigenze, sempre più estemporanee e irrazionali, del consumatore finale. L’inchiesta, firmata dalla brillante giornalista d’inchiesta Teresa Paoli con i colleghi Paola Vecchia e Pablo Castellani, è riuscita ad andare al fondo della questione, cercando di spiegare ogni singolo passaggio di questa nuova economia, portando a galla per la prima volta in Italia la procedura messa in atto dai giganti dell’e-commerce per le merci che rimangono invendute: la distruzione. Un sistema più conveniente fiscalmente rispetto alla donazione, ma che sicuramente pesa in termini ambientali ed economici sulla testa di tutti noi.

Anche i giornali più generalisti si stanno accorgendo del tema. Un articolo di Michele Serra, pubblicato il 21 gennaio su Repubblica, chiede che la logistica diventi “logica” puntando il dito sulla crescita dei volumi delle merci spostate e quindi dei mezzi in circolazione che, secondo il giornalista, contribuiscono al deterioramento delle nostre strade e autostrade. Conviene però fare attenzione: la crescita dei volumi e della movimentazione delle merci è a tutti i livelli una cosa positiva. Lo è per il PIL, per l’economia, per il made in Italy, per i posti di lavoro e per le tasche delle persone. È vero che se aumentano i mezzi pesanti sulle strade, aumenta il consumo del suolo, ma il trasporto già paga la sua parte: il carico fiscale che ricade su un’azienda di autotrasporto in Italia è tra i più gravosi in Europa. Per questo sarebbe giusto mettere a disposizione della logistica una rete stradale e autostradale in buono stato, garantire la manutenzione, gestire in modo armonico i pedaggi e sviluppare una rete infrastrutturale efficiente anche in termini di tecnologia e innovazione. Non tocca alla logistica essere logica: la soluzione sta in un sistema che garantisca lo spostamento delle merci senza perdere la logica.

Quello che invece deve fare la logistica italiana (e che in parte già sta facendo) è lavorare duro per migliorare la propria efficienza, puntando sull’innovazione, la collaborazione, sperimentando nuove forme di sharing, senza trascurare l’elemento umano: riqualificare i lavoratori del settore, preparandoli alle nuove sfide tecnologiche, nel rispetto della dignità delle persone. Il Freight Leaders Council si sta impegnando duramente a supporto dello sviluppo di questi obiettivi: abbiamo avviato uno studio sulle nuove possibilità legate all’innovazione e allo sharing nel settore e abbiamo chiesto ai nostri migliori giovani di misurarsi (nella cornice del Freight Young) con questi temi, a cui possono dare un contributo fondamentale in termini di sviluppo resiliente.

Abbiamo aperto finalmente gli occhi, adesso è il momento di agire tutti insieme per trovare soluzioni che ci consentano di non sottrarci alle tecnologie ma di guidarle, piegandole alle esigenze delle persone e non subendole come un inevitabile copione di un catastrofico film.

 

Massimo Marciani
Presidente del Freight Leaders Council

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