Amazon e il business della logistica: il prossimo grande affare planetario?

Il tema della concentrazione degli operatori economici di mercato in questo inizio di secolo e la necessità di adottare strumenti e misure per garantire una forma sostenibile di democrazia economica sono senza dubbio una tematica di estremo interesse per gli studiosi ed i ricercatori di tutto il mondo.

Il procedimento aperto dall’autorità garante della concorrenza e del mercato nei confronti di Amazon segna una pietra miliare nella modalità di concepire e di considerare la logistica non solo come elemento di efficienza al servizio del tessuto produttivo, ma come elemento sul quale far leva per avere una posizione di monopolio o comunque dominante sul mercato, restringendo la concorrenza fra gli operatori del settore e di fatto danneggiando il consumatore finale. Questa è la tesi che l’autorità intende portare avanti nella sua istruttoria.

Ma se questa è la situazione che viene evidenziata nel nostro paese, che cosa sta succedendo negli Stati Uniti, dove Amazon è nata e dove si è per la prima volta affermata come canale di vendita primario dei beni di largo consumo? Parliamo quindi di Amazon.com che – a mio avviso – già adesso dovrebbe essere considerata una delle più grandi società di logistica del Nord America. Ma se vogliamo trovare dei valori quantitativi per questo business, beh questo non è semplice, almeno non ancora.

Armstrong & Associates ha recentemente pubblicato un rapporto dettagliato su Amazon Logistics dove in qualche modo si afferma che Amazon si sta comportando sempre più come un 3PL, cioè un fornitore di servizi logistici integrati che si distingue dal fornitore di servizi semplice perché offre un insieme integrato di attività, di solito contigue fra loro come ricevimento, magazzinaggio, preparazione ordini, confezionamento, trasporto e consegna finale.

Già oggi infatti nel rapporto di cui sopra si stima che Amazon fornisca servizi logistici per il 12% delle spedizioni business-to-consumer in tutto il mondo e osserva che i venditori terze parti rappresentano oltre la metà di tutte le unità vendute attraverso la piattaforma Amazon.

Per servire questi clienti, Amazon ha costruito un’enorme rete di magazzini e centri di distribuzione con 386 strutture solo negli Stati Uniti, tra cui 159 centri di gestione degli ordini, 47 hub di smistamento in entrata e in uscita, 52 hub Prime Now e 115 stazioni di consegna locali. In tutto il mondo, Amazon ha 850 strutture in 22 paesi, con una superficie di 68.000 chilometri quadrati, superficie più grande di Sri Lanka o della Danimarca.

In confronto, UPS gestisce poco più di 1.000 strutture per la movimentazione di pacchi per una superficie complessiva di quasi 21.000 chilometri quadrati. FedEx gestisce più di 1.200 hub di pacchetti e strutture di smistamento, e la sua unità logistica gestisce 127 magazzini per un totale di circa 10.000 chilometri quadrati solo negli Stati Uniti.

Secondo Armstrong & Associates, Amazon offre diversi servizi logistici, tra cui un servizio denominato Fulfillment by Amazon in cui i venditori spediscono le merci direttamente alle strutture di Amazon, dove i prodotti vengono immagazzinati e dove il personale Amazon organizza il trasporto ai clienti una volta effettuato l’acquisto. In cambio, Amazon addebita una commissione di circa il 15% del prezzo di vendita di ciascun articolo.

Amazon offre anche servizi di gestione dei trasporti internazionali e recentemente ha aggiunto un servizio chiamato FBA Onsite in cui la società si occupa della gestione delle scorte anche in magazzini non di proprietà di Amazon.

Da quanto sopra esposto sembra evidente che Amazon sia già oggi nei fatti, almeno negli stati uniti, un 3PL perché la logistica è solo una parte della loro attività.

SJ Consulting Group, una società di ricerca e consulenza americana, stima che Amazon abbia generato 42,5 miliardi di dollari di ricavi lordi da servizi logistici in tutto il mondo solo nel 2018. Se questa cifra trovasse conferma dalle fonti ufficiali di Amazon, questo vorrebbe dire che sarebbe la prima azienda al mondo di logistica, precedendo Deutsche Post DHL ferma a 30,6 miliardi di dollari e Kuehne + Nagel con 24,9 miliardi di dollari. Amazon, da parte sua, ha sempre e costantemente rifiutato di fornire dati sui suoi servizi di logistica e quindi senza una conferma ufficiale si può solo parlare di ipotesi e non di informazioni esatte.

Ma una cosa è certa: il guanto di sfida ai colossi del settore è stato gettato ed a mio avviso tutti gli altri 3PL dovrebbero essere spaventati: devono rendersi conto che Amazon può facilmente e rapidamente surclassarli.

Rimane il fatto che la semplice osservazione meramente qualitativa dei fatti e della realtà manifesta un crescente interesse di Amazon a competere nei servizi logistici e di distribuzione.

Nel rapporto annuale consegnato agli azionisti Amazon ha inserito un benchmark verso i fornitori di servizi logistici ed allo stesso tempo ha presentato un programma chiamato Amazon Shipping, in base al quale intende raccogliere e consegnare pacchi provenienti da altri spedizionieri.

La Transparency Market Research americana ha osservato che la logistica è un mercato enorme, con un fatturato globale destinato a raggiungere 15,5 miliardi di dollari entro il 2023.

Mentre è ovvio che Amazon non intenda acquisire tutto il mercato è altrettanto evidente che stia puntando su un settore che è allo stesso tempo enorme e direttamente connesso alla sua attività di e-commerce.

In definitiva Amazon Shipping sembra assomigliare ad Amazon Web Services, che originariamente è stato sviluppato come un progetto interno per soddisfare le proprie esigenze di e-commerce, ma è ora il più grande business cloud aziendale negli Stati Uniti per definizione con un utile operativo di 7,3 miliardi di dollari nel 2018.

Infine, va dato atto ai manager di Amazon che hanno sempre mostrato di non temere sfide con i leader del settore anche in aree in cui hanno un’esperienza marginale e questa, che finora è stata una forza del colosso statunitense, potrebbe in un futuro molto prossimo trasformarsi nel suo tallone d’achille.

Massimo Marciani

Presidente del Freight Leaders Council

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