Massimo Marciani, “Promuovere la cultura della logistica, l’industria delle industrie”

In che anno è entrato nel FLC?

Nel 2019.

Che cosa faceva all’epoca?

Così come negli ultimi venticinque anni, presidente della FIT Consulting.

Perché entrò nel FLC?

Sono entrato rispondendo a una “chiamata alle armi”. Il Freight ha toccato le mie corde, ricordandomi quando ero giovane e andavo alle loro riunioni a Milano, ad ascoltare i grandi esperti del settore. Io cercavo di imparare.

Quando è stato eletto presidente del FLC?

Nel 2019 mi hanno proposto di diventare presidente del Freight Leaders Council dopo esserne stato socio individuale. Ho accettato con grande entusiasmo.

A quell’epoca qual era lo stato della logistica e del trasporto?

Prima della pandemia la logistica funzionava tecnicamente a flusso teso. Si abbracciava acriticamente il principio del just-in-time. Il Covid ha sottolineato la debolezza di questa filosofia, basata su categorie fisse. Oggi si è affermato il concetto della resilienza. Non si deve cercare l’alta velocità dei flussi logistici, piuttosto è l’intero sistema che deve essere in grado di adattarsi flessibilmente a modelli diversi. Servono nuove modalità operative per rispondere efficacemente agli eventi eccezionali, inattesi. Una logistica integrata in un ecosistema resiliente, non una logistica “ex work” ma “a destino”, perché questo è un valore aggiunto. E chi riceve la merce dovrebbe finalmente essere in grado di scegliere di riceverla in un modo più sostenibile.

La durata della sua presidenza?

L’ultimo biennio; il mio mandato è in scadenza quest’anno, alla fine del 2021.

Massimo Marciani, presidente FLC

Obiettivi della sua presidenza?

La sfida, inattesa, è stata quella di posizionare l’associazione nel periodo difficile del lockdown, periodo che ha unito ancora di più il gruppo. Abbiamo scelto il segretario dell’associazione, Elisabetta La Scala, utilizzando per la prima volta i canali social (LinkedIn) con una selezione ad evidenza pubblica. La continuità associativa me l’ha assicurata la vicepresidente, Clara Ricozzi, anima e memoria del Freight, insieme ad Antonio Malvestio, il presidente che mi ha passato le consegne. Grazie al supporto puntuale e professionale di Deborah Appolloni abbiamo non solo lanciato slogan d’effetto quali “Nulla sarà più come prima” e “La luce si è spenta” ma abbiamo anche costituito il primo Think Tank italiano sulla Logistica. E abbiamo così consolidato il FLC aumentando il numero di soci. Ma la più grande soddisfazione durante il mio mandato è che le battaglie del Freight per la legalità, la digitalizzazione e la semplificazione, i nostri principi guida, hanno trovato spazio nel PNRR.

Nei suoi anni 30 anni di vita, il Freight Leaders Council cosa ha raggiunto?

Il Freight è stato capace di valorizzare il suo nome e il suo ruolo, un brand riconosciuto da tutti. I fondatori del Freight ne possono andare davvero orgogliosi. E poi l’importanza dei Quaderni del Freight, studi approfonditi e obiettivi, utilizzati da tutti coloro i quali lavorano nella logistica. Temi quali l’intermodalità, la digitalizzazione, le prime analisi sull’ultimo miglio, sono state sviluppate nei tempi e nella maniera giusta, indipendente e autorevole, dal FLC.

Quali sono le sfide per il FLC nei prossimi 5-10 anni?

Non avere dogmi e posizioni preconcette, essere curiosi dei cambiamenti, coglierli prima che questi si manifestino. Fornire una conoscenza dall’interno delle dinamiche future e, con il contributo autorevole del nostro Comitato Scientifico, promuovere la cultura della logistica, l’industria delle industrie.

Che cosa servirebbe per mettere la logistica e il trasporto al posto che merita, nell’agenda del governo sui media, nella considerazione dell’opinione pubblica?

Saremo soddisfatti quando la casalinga di Voghera parlerà di logistica. Quando la logistica funziona non si nota.  Quando però non funziona viene subito evidenziato il disservizio. E portare avanti una campagna pubblica, per far comprendere l’importanza che hanno gli autisti nel nostro sistema distributivo da una lato e dall’altro far comprendere a tutti che la consegna delle merci non può essere gratis. Mai. E che, per uno sviluppo davvero sostenibile del nostro Paese, è fondamentale dare dignità ai lavoratori di questo settore e – come affermava Pio X – non “defraudare l’operaio della giusta mercede” per il lavoro svolto.

Il ricordo più bello durante la sua presidenza del FLC…

Il nostro primo evento pubblico, un network dinner svolto sulla terrazza dell’Hotel Boscolo, a Roma, poco prima del lockdown. Mi ricordo l’ansia dei giorni precedenti con gli inviti ed il timore che poi tutta l’attenzione e lo sforzo messo in campo non trovasse riscontro nello svolgimento dello stesso. Invece invitati di grande livello, relatori autorevoli, politici e tecnici del Ministero insieme a esponenti dell’accademia e stakeholder della logistica hanno reso quell’evento un benchmark per tutto il settore. L’energia positiva accumulata in quell’evento, la soddisfazione di tutti, sono stati per me un carburante che ha alimentato il mio impegno per il Freight fino ad oggi, che ci troviamo alla vigilia del nostro secondo network dinner, peraltro in una occasione speciale, il nostro trentennale. Per me è stato un bellissimo momento. Il FLC si candida quindi a essere un generatore di energia non solo per me ma per tutti i nostri soci.

 

 

 

 

 

 

 

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