Covid 19, il trasporto via mare soffre, ma trova nuove rotte

Perde il 4,4% il trasporto via mare delle merci a livello mondiale. La Pandemia traccia nuove rotte e nuove modalità di navigazione, favorendo anche i collegamenti ferroviari tra l’Europa e la Cina. In Italia i volumi via mare vanno giù del 12%, ma Gioia Tauro torna a crescere. È quanto emerge dal 7° rapporto annuale “Italian Maritime Economy” di SRM.

I traffici marittimi nel mondo

A livello globale la stima per il trasporto marittimo nel 2020 è di una perdita del 4,4%, mentre però nel 2021 il comparto dovrebbe recuperare con un incremento del 5%.

Il 90% degli scambi commerciali a livello globale viaggia via mare. La pandemia ha comportato una riduzione del 16% dell’import/export globale, quota che sale al 21% se ci riferiamo al solo trasporto marittimo.

Il trasporto ferroviario Europa – Cina

Se il trasporto marittimo sembra arretrare leggermente, sta conquistando terreno il trasporto ferroviario anche su lunghe tratte come per il collegamento Italia-Cina. Luglio è stato il terzo mese consecutivo in cui si è superata la soglia dei mille treni che hanno percorso la via della seta facendo registrare un incremento pari al 68% su base annua. Nonostante i dati rassicuranti, per quanto concerne il traffico ferroviario, però, l’emergenza sanitaria ha influito significativamente sulla Belt and Road Initiative, di cui il 20% dei progetti risulta essere “gravemente colpito” dalla pandemia.

Nuove rotte commerciali

Il boom del trasporto via ferro non è però l’unico grande cambiamento cui stiamo assistendo a causa del Covid: a seguito del crollo del costo del petrolio, infatti, si sono imposte nuove rotte commerciali marittime che potrebbero sostituire la tratta tradizionale che vede il Canale di Suez come punto di passaggio privilegiato. “L’impatto del Covid-19 sul Canale di Suez ha prodotto, nei primi cinque mesi del 2020, un calo del 15% delle navi container”, si legge nel rapporto annuale di SRM. Emerge anche che la diminuzione del traffico via Suez è essenzialmente dovuta a due fattori, entrambi attribuibili al Covid-19:

  • Il calo dei carichi movimentati dalle navi;
  • Il calo del prezzo del petrolio che ha indotto numerose portacontainer a passare per il Capo africano di Buona Speranza, risparmiando così sui costi di pedaggio.

Se il Capo di Buona Speranza è però un’alternativa occasionale a Suez, non è lo stesso per la Rotta Marittima Artica (Northern Sea Route) che sta acquisendo un ruolo sempre più competitivo rispetto a Suez, non solo per via delle condizioni climatiche più agevoli, ma anche grazie alle nuove tecnologie rompi ghiaccio che consentono di rendere la rotta percorribile dalle navi per più mesi l’anno rispetto al passato. La rotta è al momento caratterizzata da traffici stagionali ed intraregionali, ma secondo le stime (ante Covid-19), il traffico dovrebbe crescere fino a raggiungere i 100 milioni di tonnellate nel 2030. Anche nel periodo della pandemia i traffici della NSR sono aumentati: tra gennaio e aprile 2020 si è avuta una crescita dei passaggi del 15% rispetto al 2019. La compagnia marittima cinese Cosco è il carrier più attivo su questa rotta e copre il 19% dei transiti complessivi.

Altri due fenomeni che hanno caratterizzato il periodo del Covid-19 sono stati:

  • Il blank sailing, cioè la cancellazione di numerose rotte per mancanza di carichi (SRM stima 7 milioni di TEU persi a livello globale per il 2020) e che ha coinvolto tutte le principali direttrici;
  • Lo slow steaming, cioè la riduzione della velocità delle navi in un’ottica di risparmio dei costi (riduzione della velocità fino a 20 punti rispetto a quella base secondo il World Fleet Average Speed Index di Clarkson).

La resilienza dei porti italiani in epoca Covid

Per la portualità italiana, il Rapporto conferma un trend di traffico stabile negli ultimi 5 anni, che si aggira intorno ai 480/490 milioni di tonnellate di merci movimentate all’anno. Nel primo semestre 2020, però, a causa del Covid-19, l’import/export via mare ha subìto un decremento del 21%. Per quanto concerne i volumi il calo è stato del 12%, pari cioè a 198 milioni di tonnellate in meno.

L’impatto del Covid-19 sulle movimentazioni commerciali dei porti italiani

La logistica può aiutare un Paese a sviluppare la resilienza?

I Paesi con una migliore organizzazione logistica hanno reagito meglio alla crisi sanitaria. L’Italia deve ancora migliorare la sua efficienza portuale e valorizzare la catena logistica per sviluppare una maggiore resilienza di fronte a situazioni di crisi.

I porti italiani, e in particolare quelli del Mezzogiorno, rappresentano infatti un perno per l’economia del Paese.

Porti del Mezzogiorno: perno per tutta l’economia italiana

Il Mezzogiorno resta l’area territoriale in cui il traffico marittimo pesa di più, nonché l’area in cui l’impatto della pandemia si è avvertito di meno sul sistema logistico marittimo, grazie anche e soprattutto al traffico del settore agroalimentare e a quello relativo al transhipment nel porto di Gioia Tauro, ad oggi unico hub in Italia.

Gioia Tauro: un esempio di eccellenza e resilienza

Gioia Tauro è il miglior porto italiano per connettività, nonché il terzo porto in tutto il Mediterraneo nel III trimestre 2020. Il dato emerge dal rapporto SRM.

L’hub calabrese, infatti, sconta congiunture particolarmente favorevoli che gli hanno permesso di essere l’unico porto italiano ad aver registrato un trend positivo nel periodo di pandemia, pari ad un incremento del 52,5% del traffico marittimo nel 2020.

L’hub meridionale, ad oggi, è leader nel mercato del transhipment grazie a 2.522.876 Teu movimentati, cioè il 70% del totale nazionale.

Proprio il commissario straordinario del porto di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, durante l’assemblea di Assoporti ha sottolineato come: “I porti siano a tutti gli effetti infrastrutture di mercato, motivo per cui la semplificazione amministrativa non può più aspettare”.

Anche da parte del Governo arrivano rassicurazioni: “I porti sono uno strumento potente di attrazione delle imprese – ha dichiarato la ministra De Micheli, intervenuta in chiusura della conferenza di Assoporti – Ecco perché occorre investire risorse importanti nell’efficientamento delle strutture portuali. Digitalizzazione e sostenibilità sono obiettivi al centro dell’azione di Governo”.

L’Italia è un ponte naturale tra Europa e Sud Mediterraneo per energia e logistica – ha infine sottolineato Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM – recuperare questo ruolo è una priorità nazionale coerente con l’interesse europeo e il Recovery Fund deve essere la spinta determinante a fare quegli investimenti nel settore che si aspettano da anni”.

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