Alvise di Canossa, “Negli anni il FLC è diventato un interlocutore attendibile e affidabile, riconosciuto per la sua autorevolezza”

In che anno è entrato nel FLC?

Dal momento della sua fondazione, il 19 ottobre del 1991, ad Alghero. C’erano Lorenzo Necci, Guido Cremonese, Giuseppe Pinna, Aldo da Ros… Dopo molte ore di riunione con il notaio, alle 4 del mattino abbiamo firmato la costituzione del Freight Leaders Council.

Che lavoro svolgeva all’epoca?

Ero presidente di Saima, un’azienda che all’epoca rappresentava, insieme alla Zust Ambrosetti, alla Gondrand, alla Merzario, alla Gottardo Ruffoni, il gotha delle grandi aziende di spedizioni internazionali.

Perché entrò nel FLC?

L’idea del Freight Leaders Council era vincente: mettere insieme competenze ed esperienze ad alto livello dei vari settori del trasporto e della logistica.

Quando è stato eletto presidente del FLC?

Nel 1996.

Alvise di Canossa, Presidente FLC dal 1996 al 1998
Alvise di Canossa, Presidente FLC dal 1996 al 1998
A quell’epoca qual era lo stato della logistica e del trasporto?

All’epoca si parlava di spedizioni. La logistica era concentrata nell’area del magazzino, nel backstage del mondo industriale.

Si parlava molto del concetto dell’alta densità ferroviaria, per portare su ferro una parte del traffico merci stradale. Lorenzo Necci in questo svolse un ruolo fondamentale.

Iniziavano ad aprirsi, in quegli anni, i terminali portuali, Gioia Tauro, Taranto, Genova. E nascevano gli interporti in aree industriali, a Segrate, Bologna, Firenze. Erano i primi casi sperimentali di un concetto che poi sarebbe diventato fondamentale: la rete di pick&delivery con l’integrazione tra ferro e gomma.

La durata della sua presidenza?

Un solo mandato, dal 1996 al 1998.

Gli obiettivi della sua presidenza?

Seguire l’intuizione iniziale di Necci: l’integrazione tra ferro e gomma. E poi convincere la componente industriale, i manifatturieri e i caricatori, a sposare la tesi del FLC, creando un tavolo comune per elaborare strategie poi messe, nero su bianco, nei Quaderni del FLC, nati per raccogliere competenze di primissimo livello, per fornire dati e prospettive certe alla logistica.

In 30 anni di vita, il Freight Leaders Council cosa ha raggiunto?

Il FLC è diventato nel corso degli anni un interlocutore attendibile e affidabile, riconosciuto anche dai politici per la sua autorevolezza. E poi il rapporto costante con lo European Freight Leaders, grazie soprattutto all’ottimo lavoro di Franco Castagnetti.

Quali sono le sfide per il FLC nei prossimi 5-10 anni?

La sostenibilità, la necessità di ridurre le emissioni inquinanti. È evidente che il FLC deve cavalcare queste nuove prospettive, rappresentando sia caricatori sia trasportatori, trovando soluzioni efficienti e accettabili da tutti.

Che cosa servirebbe per mettere la logistica e il trasporto al posto che merita, nell’agenda del governo, sui media, nella considerazione dell’opinione pubblica?

Il problema è la scarsa percezione – all’esterno – della necessità di un trasporto efficiente, del valore del servizio che offriamo. L’esplosione dell’e-commerce ha abbattuto la qualità delle merci trasportate e ha trasformato la logistica in una commodity, senza valore.

Oggi il valore della logistica non viene riconosciuto dal mercato.

Il ricordo più bello durante la sua presidenza del FLC?

Piuttosto che durante la mia presidenza, ricordo con piacere lo spirito e la voglia di fare che ha caratterizzato il momento della fondazione del Freight Leaders Council, la voglia di far crescere un sistema. Il FLC ha fotografato e illuminato quel momento. La nascita di questa associazione è stata, all’epoca, una grande novità.

 

 

 

 

 

 

 

 

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