Guzzardi: “Nell’autotrasporto anche un gap di informazione: troppo spazio al prodotto, manca l’approfondimento sull’economia e gli aspetti sociali”

“L’autotrasporto e la logisticAutomotive-Dealer-Day-2016a scontano anche sui media un ritardo nella comunicazione: la maggior parte dei giornalisti è focalizzata sul prodotto, troppo limitata l’informazione sull’aspetto economico e sociale del settore”. E’ l’opinione di Giuseppe Guzzardi, giornalista, attento conoscitore del mondo dell’autotrasporto e della logistica, direttore di una delle riviste più importanti del settore, Vie e Trasporti (edizioni La Fiaccola), animatore fino al 2016 della manifestazione TruckEmotion, promotore dell’Osservatorio per il trasporto degli alimenti. Da più di un anno anche socio individuale del Freight Leaders Council.

Dottor Guzzardi, perché un giornalista diventa socio del Freight Leaders Council?

Per tre motivi. Il primo è che attraverso il confronto con specialisti molto verticali di logistica e trasporti si impara moltissimo e si cresce professionalmente. Il secondo è che oggi il compito del giornalista non è più (soltanto) quello di “riferire” cose fatte da altri, ma di essere egli stesso parte della ricerca, dell’innovazione, della creazione di informazione. Il terzo è che è un formidabile – e qualificato – strumento di relationship.

Secondo Lei, come comunica oggi il mondo del trasporto e della logistica?

Male. La competenza è sempre meno diffusa e si fa tanta confusione tra trasporto, mobilità, logistica, distribuzione. Troppo pochi i giornalisti qualificati, e tra questi la maggior parte è focalizzata sul prodotto. L’argomento economia del trasporto è ancora lontano da essere inquadrato nelle sue implicazioni sociali.

Ritiene che l’informazione sia sufficiente in questo settore? Come potrebbe essere migliorata o modificata?

Ritengo che l’informazione sia assolutamente insufficiente ed equivoca. Se si parla di trasporto si pensa a un camion, se si parla di logistica si pensa a un magazzino. La responsabilità principale è della stampa quotidiana, che non riesce a liberarsi della sua connaturata superficialità. La stampa quotidiana è vecchia e non in grado di adeguarsi all’esigenza di informazioni puntuali e precise negli argomenti specifici, non generalisti. Peggio ancora la TV. Il nostro TGTrasporti, settimanale di informazione in onda su Reteconomy, che dura soltanto cinque minuti è un risposta a questa esigenza.

Che ruolo hanno i social e la rete?

Siamo ancora lontani. Non mi aspetto certo che i social diventino media, non lo sono per definizione. E i blog sono lungi dall’essere autorevoli, competenti, aggiornati. La materia è ancora molto nebulosa, nella sua complessità, dalla logica del social. Infatti quello che passa, purtroppo, è il camionista in canottiera, nelle sue innumerevoli e tristi varianti, mentre commette qualche folle imprudenza.

Lei  è direttore di Vie e Trasporti, un’importante rivista del settore, organizzatore, fino allo scorso anno, della manifestazione TruckEmotion. Quali sono oggi gli elementi qualificanti del trasporto merci su strada? E quali le criticità che rimangono?

Elementi qualificanti e criticità, come spesso accade, sono sovrapponibili. L’impegno nell’ambito della sicurezza e dell’impatto ambientale sono premianti per il trasporto, ma in alcuni casi ne sono ancora il limite.  Altrettanto dicasi per la professionalità del comparto, a volte brillante a volte assente, o per la diffusione di cultura e ottimizzazione. Come eccellenza indicherei senz’altro la capacità del trasporto di rispondere velocemente alle richieste del mercato, come criticità il soffocamento del piccolo imprenditore e le tariffe capestro.

Il suo ultimo progetto si chiama Oita. Di che cosa si tratta?

OITA, Osservatorio Interdisciplinare Trasporto Alimenti, che mi sta molto a cuore, è il tentativo di assicurare un sano trasporto al cibo sano. Ci preoccupiamo tanto della qualità nella produzione di alimenti e farmaci, ma ignoriamo i rischi che corrono, in termini di shelf life, di igiene e di ambiente, dallo stabilimento alla nostra tavola. Con Oita vogliamo combattere il malcostume nel trasporto, anche per quanto riguarda lo streetfood, l’e-commerce, il rush delivery della pizza a domicilio… Un impegno difficile, faticoso ma spero gratificante, grazie a un comitato tecnico scientifico di assoluto livello.

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